Ingegnere o bionda?

Sono nata donna (e questo è evidente) e sono cresciuta in un mondo di uomini.

Era un mondo di uomini quando mi sono iscritta a ingegneria, quando vivevo in collegio (ovviamente maschile), nella mia breve esperienza da modella (comandavano loro), quando ho iniziato a lavorare, quando ho cambiato lavoro e ancora e poi ancora. Circondata da uomini…. in un mondo che, privo della linfa vitale al femminile, mi è sembrato molte volte secco e rattrappito….Non dovrebbero essere ovunque! Ora sono anche in coda davanti a me dal mio parrucchiere, sono più di noi, comprano più creme di noi, hanno il chirurgo estetico personale, sono in cucina (perchè saper cucinare è fashion) e quando hanno fatto tutto quello che la loro categoria maschile gli permette di fare, trovano il coraggio di trasformarsi in donne (loro possono, dato che è più facile togliere che mettere…) e sono più bravi di noi, anche su un tacco 12… Io da loro ho imparato tanto e di questo ne riparleremo.

Ma l’ingegnere è una categoria a parte.

Nell’immaginario collettivo l’ingegnere non spera di “avere dei voti scritti sul libretto” ma si augura “che la derivata del libretto rispetto agli esami non sia nulla” (letto in un blog di ingegneri). Per lui/lei il tramonto è il risultato di una rifrazione e l’arcobaleno? la scomposizione della luce. L’ingegnere ti spiega ogni fenomeno naturale e paranormale, indossa un maglioncino del mercatino vicino l’università, ha nel DNA una piccola ventiquattrore, il suo biberon è a forma di penna per prendere appunti e la prima lettera che impara è X… la seconda Y.

Sono decisamente nata ingegnere con la non trascurabile variante di essere bionda.

Questo vuol dire che la mia ventiquattrore è di Louis Vuitton, la mia penna Montblanc e indosso un tailleur di Armani, ovviamente con Louboutin tacco 12.

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