Và dove ti porta Alice…

Il sole del Salento sulla pelle regala un’emozione che dura e lascia scorrere i pensieri nel dolce fluire del vento che a Otranto sa accarezzarti con la sua antica ed eterna dolcezza.

E’ un lunedì pomeriggio di fine agosto, io so di essere esattamente dove voglio e ho deciso che non mi chiederò quanto durerà….

Lo scopro appena leggo un Telegram (perché la mia amata figlia non usa whatsapp)… “Mimiiii ce la fai a essere a Copenaghen giovedì sera/venerdì mattina per il weekend?

Ma…. Di quale mese? Perché? Cos’è successo? Oddio si sposa… ma è fine agosto e non ci sono aerei dalla Puglia, il treno impiega 3 giorni, non ho la macchina, c’è il sole…Otranto…. Ma cosa è successo? La chiamo. Non risponde (vabbè è ovvio…). Mi chiama. “Mimi sto bene, è una sorpresa, so che troverai il modo…. Metti un vestito carino in valigia. Non mi sposo e non sono incinta. Ti voglio bene. Ci vediamo giovedì. Ti vengo a prendere”.

Quindi…. Da Brindisi niente aerei, treni, autostop non direi… devo partire da un’altra città…Milano! Milano Copenaghen giovedì….siiii! Ma come arrivo a Milano per mercoledì? fine agosto tutto esaurito ma…. la mia unica salvatrice, la mia eterna Amica, la mia quasi sorella…Paola mi aveva detto che partiva domani in macchina per Milano…. Paolaaaaaaaa!!!! “Si, parto in macchina da sola ma mi fermo a Pescara a dormire, arrivo a Milano mercoledì sera” Siiiiiii…..

Trolley, un vestito carino, zaino con friselle, taralli, caffè Quarta, pasta Cavalieri… mio padre ormai non si meraviglia più di niente e mi considera senza speranza…. appuntamenti estivi rimandati…ciao a tutti vado a Copenaghen, non so perché, non si sposa, non è incinta, è una sorpresa, ho un vestito carino… sono felice 🙂 …

Quindi, riassumendo, lunedì la magica Otranto, martedì Corigliano d’Otranto-Pescara, mercoledì Pescara-Milano, giovedì Milano-Copenaghen….

Il sole di Otranto è un pallido bagliore davanti ai fari azzurri che mi vengono incontro in aeroporto e al suo sorriso che confonde la notte… nel perdermi in quell’abbraccio caldo e profumato sentiamo un solo cuore mentre mi sussurra emozionata “sapevo che avresti trovato il modo….domani vedrai la sorpresa…

La sua camera ricorda un quadro di Van Gogh… prospettiva inusuale, ordine sorprendente di accostamenti artistici, schizzi trasgressivi alla ricerca della felicità, come i girasoli alla ricerca del sole… Il mio Sole è accanto a me e io mi addormento ringraziando la Vita, la compagnia aerea, la mia amica Paola e il respiro che aggiunge calma ad una inebriante e incontrollata felicità.

Mimi è ora… véstiti” I suoi coinquilini “ma non le hai detto niente ancora?” Oddio cosa deve dirmi? No, non è decisamente incinta… Vestito carino, trucco leggero, sandali dorati, occhi lucidi… Lei, una Venere di Botticelli, in verde, perfettamente integrata con la magia della natura.

Mimi sei bellissima… andiamo”.

Dove non importa… io sono già arrivata e sono ferma davanti a quegli occhi pieni di orgoglio, consapevoli di generare una gioia infinita che solo noi due, insieme, sappiamo provare.

Dove non importa…. Io sono già dove voglio essere…

Dove non importa… io sono qui…dove potrei essere più felice?

Mi prende per mano e arriviamo in un posto in cui il sole di Copenaghen ha deciso di essere più caldo, l’aria ha il sapore del rosmarino e i suoi occhi sono diventati verdi… “Non hai ancora capito dove siamo?

In Paradiso, stavo per rispondere ma mi blocco davanti a un cartello quasi anonimo, direi invisibile… ed è proprio in quella essenziale linearità delle forme, la perfezione… 2 sillabe… NOMA…

3 stelle Michelin, eletto miglior ristorante del mondo, fa parte del Hall of Fame… mesi di lista di attesa per un’esperienza sensoriale unica al mondo…

Ti offro il pranzo Mimi, in un posto degno di te… sono riuscita a prenotare grazie a un mio amico e alla disdetta di una coppia…lavoro da sei mesi e mi posso permettere di offrirti il pranzo nel miglior ristorante del mondo…piaciuta la sorpresa?” Mesi di mindfullness per controllare il respiro…ma dov’è il respiro? Non è più scontato respirare davanti a quei fari azzurri orgogliosi e commossi, a quell’altero incedere regale che mi precede nel viale profumato di erbe… il mio mondo è “qui e ora”… i pensieri hanno la forma del suo viso radioso mentre tutto, intorno a noi, racconta la storia di un momento perfetto…

“Sono tutte coppie… lui offre un pranzo speciale a lei…” osservo sorseggiando una birra inglese (aperitivo interessante). “Mimi rassegnati, oggi sono io il tuo uomo 🙂” …a quelle parole non sono l’unica del piccolo gruppo di privilegiati a farsi andare la birra di traverso…

Girasoli ad altezza umana ci indicano l’ingresso, un tavolo di ingredienti naturali che presto diventeranno arte, un arredamento che sa di casa, il profumo arriva al cuore e la mente sa controllare ogni singolo respiro, inebriata da ogni singola particella di magia.

“Da bere, succhi o vino?” chiede il cameriere al mio “uomo”. “Un vino per ogni portata…” risponde in perfetto inglese da esperta sommelier. “Mimi le bevande sono a parte ma….ruttu pe’ ruttu scasciamulu tuttu” aggiunge in perfetto salentino milanese (per gli italiani normali vuol dire “giacchè ci siamo completiamo il tutto al meglio senza pensare al conto finale”).

Flower tart, summer salad, grilled padron pepper, cucumber skin dolma, radish pie, scoby steak and smoked pumpkin, marigold tempura, lion’s mane mushroom roasted with wild roses…. 15 portate, 15 oggetti d’arte serviti su sculture naturali… ma cosa si mangia? Domando mentre guardo una pietra levigata che fa da vassoio ad un girasole che nasconde nella corolla una delizia di verdure combinate ad arte da un poeta della natura commestibile. Per ogni portata il rito della sua storia, la combinazione degli ingredienti e il vino che ne esalta i sapori… ascolto estasiata mentre guardo la luce orgogliosa negli occhi di colei che ha reso possibile questo incantesimo di emozioni… dò questa forma alla perfezione di un momento e ne rivivo i dettagli, tracce indelebili nella mente e nel cuore…

Nei giorni successivi fluttuavo nell’aria sorretta da un’energia vitale, con un sorriso ebete sul viso che riempiva di gioia ogni momento del mio vivere… anche quando, obiettivamente, non c’era proprio niente da ridere…

Gli eventi successivi fino al mio ritorno in Puglia hanno messo a dura prova il mio stato di beatidudine…

A Copenaghen ho preso la metro nella direzione opposta all’aeroporto (vabbè, per chi mi conosce questo è normale…) rischiando di perdere l’aereo per Milano… ai controlli di sicurezza mi hanno sequestrato la crema idratante perché doveva entrare tutto in uno e uno solo microscopico sacchettino trasparente (ma perché???… era sotto 100ml!! E’ la regola di Copenaghen sconosciuta al mondo!)… in aeroporto di Milano Orio perdo l’ultimo autobus della notte (già pagato!) che mi riporta a casa (e spendo 100 euro di taxi per non aspettare le 5 del mattino)… Tutto qui? No il bello deve ancora venire…

Il giorno dopo, partenza da Milano-Malpensa a Brindisi. Dopo 4 ore di attesa in aeroporto annullano il volo e lo rimandano alla mattina successiva. Ma il giorno dopo a Milano c’è sciopero generale dei mezzi. Dopo 1 ora di attesa in stazione la notizia: nessun mezzo arriva all’aeroporto di Malpensa (avevo fatto il biglietto anche per il Malpensa Express…). Entro come una furia in un taxi ignorando la richiesta dell’autista di scendere perché il taxi era già prenotato. Prevale il mio istinto di sopravvivenza…non scendo, “lo obbligo” a disdire la corsa precedente e portarmi a Malpensa per un’emergenza volo. Lo convinco. E’ fatta, penso. Ma…. Il taxi rimane senza benzina prima dell’aeroporto (mai successo nella sua vita!). Il pannello di controllo dell’auto si tinge di rosso e lampeggia… Si ferma a un distributore e fa “la benzina più veloce della sua vita” come mi ha confessato in evidente stato di panico. L’aereo ha 2 ore di ritardo ma il mio sorriso ebete mi ha accompagnato in ogni fase di questa storia che sa di racconto fantasy.

Stesa sul mio divano o passeggiando davanti al mare i miei pensieri tornano a quel messaggio su Telegram, a quel sorriso in aeroporto, al sole di Copenaghen, alla luce di orgoglio negli occhi di chi sa di essere unica al mondo. E allora sussurro al mio cuore: vola oltre… dove volano le Aquile… va’ dove la mente incontra l’infinito… non aver paura…va’ nel mondo sconosciuto delle emozioni… và oltre quel che si dice… va’ dove ti porta Alice….

Ho comprato la mia prima Chanel…oh yeah…

Se non sei una Chiara Ferragni che la mattina si sveglia e può decidere di comprarsi la sua 41^ Chanel per evitare i sacchetti di plastica al supermercato, o una Victoria Beckham che è capace di uscire per comprare il pane e tornare a casa con un modello vintage (il suo preferito) lo stesso giorno che si è regalata un Hermés, o se non hai una mamma illuminata che ha visto, in quel contenitore di pelle con catena, un vero investimento, l’iconico oggetto dei desideri di ogni essere femminile nato dopo quel febbraio 1955 (da cui il modello Chanel 2.55), allora devi cominciare a sognare e risparmiare, risparmiare e sognare e poi ancora risparmiare…. fino al momento in cui decidi di far posto in quell’angolo della casa che a breve potrebbe ospitare un pezzo di storia, una storia di bellezza, dedicata alle Donne che hanno imparato ad amare la libertà. Perché quella prima borsa al mondo a tracolla, ha una catena, pensata per liberare le mani ma ispirata ai portachiavi dei custodi dell’orfanatrofio in cui è cresciuta Coco, il bordeaux degli interni ricorda la sua divisa e la tasca nascosta un vano segreto per proteggere chissà quali sogni…

Sono entrata al n.10 di via Sant’Andrea a Milano e per la prima volta l’ho indossata… quanto mi sentivo bionda! Poi sono uscita, dopo aver realizzato che prima dovevo pagare bollette e condominio! Ci voleva un piano… l’ingegnere e il suo metodo entravano ufficialmente in azione!

Armata di fogli excel e tools di gestione dei risparmi ho pianificato un piano di accumulo costante e dopo 18 mesi, il giorno di San Valentino, con la mia amica Gianna, ho rivarcato la soglia dello store dei miei desideri. Con i cuoricini negli occhi ho accarezzato quella pelle morbida, ho immaginato mani di fata che cucivano solo per me quel matelassé perfetto, ho rivissuto la nascita di un mito, ho guardato la commessa abituata a quelle scene di venerazione e, senza più bollette e condominio da pagare, ho pronunciato 2 parole d’amore, come davanti a prete: “La voglio!”

Ho camminato in Montenapoleone con il sacchetto della mia prima Chanel, incartata con la maestria di un designer e mi pareva di girare una scena di “What the women want” ascoltando le chiare “voci dei pensieri” di tutte le donne che incrociavo… l’avrei scartata e indossata la prima volta in un momento perfetto… Dove? Quando? Con chi?… una cena, una festa, un convegno, certamente ad aprile, alla laurea di mia figlia, con un look da star…

9 marzo 2020. L’Italia è il primo paese occidentale a decidere il lockdown! Lockdown??? E cosa diavolo è un lockdown??? Certamente è una Chanel che rimane chiusa in un armadio!!! No Chanel no party, no cene, no convegni… e la laurea di mia figlia? Sarei arrivata in Danimarca anche a cavallo di un drone ma mi avrebbero arrestata a Sesto. E così, in un “serio” 1^ aprile, l’ho vissuta in una stanza virtuale in diretta streaming, in collegamento con altre 2 stanze virtuali, nella mano destra un cellulare per guardare lei dentro che, mentre proiettava il video di un computer su uno schermo, parlava ad un altro computer con dentro i professori, e nella mano sinistra un altro cellulare per riprendere e fare selfie con tutti quei contenitori digitali parlanti! Con un picco di 50 persone collegate da ogni parte del mondo, abbiamo fatto tutti finta di capire cosa stesse dicendo in un inglese perfetto, per 2 ore, presentando la sua tesi del master di ingegneria fisica e nanotecnologie, sull’utilizzo di sensori di diamante per lo studio della corrente elettrica emessa dal cervello di un topo (spero di aver capito almeno il titolo!); abbiamo aspettato tutti insieme l’esito percependo da uno schermo ansie e trepidazioni… volti fiduciosi, uniti da una comune e consapevole ignoranza, abbiamo tenuto virtualmente la sua mano ed esultato quando, al suono di comprensibili “Thank you! Congratulations!”, abbiamo finalmente capito che potevamo urlare la nostra gioia….

Forse durante il brindisi in mondovisione con lo Champagne (che gli avevo inviato on line insieme alle sue piante preferite) avrei potuto mettere la Chanel a tracolla, con la sua catena dorata intrecciata che libera le mani, e le Louboutin tacco 12, ma nel mio soggiorno, da sola, a saltare, piangere e baciare felice 2 smartphone igienizzati, con dentro mia figlia, mi sembrava un tantino eccessivo…

Aspettiamo… tanto ormai è nell’armadio, ancora incartata dal designer, a ricordarmi che i momenti perfetti esistono, magari un Natale insieme…

“Mamma, vieni a trovarmi in Danimarca a Natale? In Italia con il lockdown non posso venire….” disse la scienziata bionda, “Ma certo cucciola, che ci vuole?” disse la Babba Natale sulla slitta trainata da renne volanti. Siamo in piena pandemia mondiale, non si può uscire dal comune e siamo solo classificati da tutto il mondo come paese a rischio, ma troverò una strada, senza contare troppo sulle renne… Basta un’autorizzazione da un’autorità competente non ben specificata, una valida motivazione, un certificato di nascita con maternità da ottenere con il comune chiuso, un certificato di residenza sempre dallo stesso comune chiuso, un tampone negativo da fare prima delle 72 ore dalla partenza e nessuno che ti assicura che te lo rilascia in tempo, il certificato di domicilio in Danimarca, il tuo passaporto, il mio passaporto, un’autocertificazione per andare, un’autocertificazione per tornare, un modulo da compilare on line su un sito che non funziona, da inviare al servizio di prevenzione di un’asl chiusa, voli di andata e ritorno da compagnie che non cancellano voli e ancora partono in perdita da aeroporti deserti, 14 giorni di quarantena e la speranza che nessuno ti arresti perché sicuramente non stai rispettando qualche clausola dei 19 DPCM italiani emessi da marzo o il sito dell’ambasciata danese è stato appena aggiornato con nuove disposizioni!

Breathe! I’m the blonde engineer! Qualcuno aveva dubbi che avrei fisicamente abbracciato mia figlia il giorno di Natale? Io tanti, ma Dio c’è…

Quando ho visto in aeroporto un sorriso con un corpo perfetto intorno, un sole che mi correva incontro, ho capito che non potevo essere da nessun’altra parte nel mondo. Un abbraccio infinito e un anno di tristezze un lontano ricordo. Respirare l’odore del suo viso proprio sull’attaccatura dei capelli come quando era bambina, scaldarmi con il battito del suo cuore tra i piumoni e le sciarpe di una gelida notte danese… felicità infinita e tante sorprese…. Non mi aspettavo che mi portasse orgogliosa in un nido curato con puro Amore, con frigo pieno e sul tavolo una pianta e una candela profumata, il suo regalo, per trovare insieme momenti perfetti… un appartamento in centro Copenaghen solo per noi due, da vivere 7 giorni e ricordare per sempre, tra colazioni da chef, risate, ricordi, poesie e musica, noi due, aquile libere e regali, regine di un regno di sogni possibili… Non mi aspettavo di fare il girotondo intorno ad un albero di Natale sulle note di canzoni danesi; non mi aspettavo le sue parole, il calore dei suoi gesti, gli accordi di una chitarra che magicamente intonavano suoni della mia adolescenza (ma quand’è che ha imparato a suonare la chitarra?); non mi aspettavo di aver caldo a dicembre, a Copenaghen, scaldata dall’energia dei suoi progetti mentre osservavo una cappella chiusa e cercavamo insieme una tomba famosa in un cimitero che sembrava un parco…

Sono partita stringendo al braccio la Kipling che mi ha regalato mia figlia per il mio compleanno, per portare in viaggio con me sempre e solo l’essenziale. Amo quella borsa anche se abbiamo un concetto diverso di “essenziale”… Ho imbarcato un bagaglio di 20 Kg, un trolley da stiva, uno zaino e la mia tracolla con documenti, portatile, 28 campioncini, 3 paia di occhiali, soluzione lenti, portafogli, spazzole, tappi per le orecchie, libro, cellulare, cuffie, vari caricabatterie… l’essenziale insomma!

E la mia prima Chanel 2.55? E’ passato quasi 1 anno da quel San Valentino in via Sant’Andrea… In questi giorni di quarantena fiduciaria parlo con lei (anzi con la sua scatola di design), continuo a leggere la sua storia, so che presto la scarterò, in un momento perfetto, lontano da virus e mascherine, la indosserò forse su un tubino, certamente con tacco 12, respirerò il profumo della sua storia, sarà il simbolo dell’anno di rinascita e la porterò sempre in viaggio con me… insieme all’essenziale… magari dentro la mia mitica Kipling, alla ricerca del bello perché “la bellezza non sta né dentro né fuori, ma sta nell’aria che ti circonda (Coco Chanel)”… oh yeah…

In Viaggio con mia Figlia

“Viaggio” e “mia figlia” sono sinonimi. Guardando con attenzione l’ecografia di quando navigava felice nel liquido amniotico si può già intravedere uno zaino di 1 mm sulle sue spalle….di 3 mm!

Quando mia figlia ha deciso di nascere l’ha fatto, subito, fregandosene del cordone intorno al collo, forte e testarda come una guerriera, calda e morbida come il pane appena sfornato, i pugnetti chiusi e due occhi grandi come il mare, tanti capelli e una voce da soprano….niente nella mia Vita sarebbe stato più lo stesso….

Continue reading “In Viaggio con mia Figlia”

La Vita e(‘) un Tango

Arrivo a quella cena di lavoro in ritardo, con la mente stanca di chi sa di avere un impegno inderogabile e il cuore a quella vasca idromassaggio, magica oasi di pace e di essenze profumate. Mi siedo accanto ad un collega che parla poco, alla mia destra un viso conosciuto, un nome che mi ricorda un passato ingombrante. Parla più del collega, parla troppo, con un ego ipertrofico che lo lancia all’istante nell’universo dei “non sai chi sono io”….Azzardo un’ipotesi di identità dettata dal passato…. Compare un sorriso orgoglioso e compiaciuto su un volto rugoso e sbiadito dal tempo… Parliamo di lavoro. Meno male! Gli interessa molto quello che sto facendo. Ne ha bisogno. E’ un’opportunità. Un appuntamento con il destino e niente da quella sera sarebbe stato più lo stesso. Continue reading “La Vita e(‘) un Tango”

Acqua dentro…Acqua fuori…

Sul treno Milano- Roma, circondata da bottiglie di acqua oligominerale e non, mi interrogo sul grado di consapevolezza terapeutica che spinge all’acquisto di questo prezioso elemento. Potrei affermare con matematica certezza che (sigh!) la percentuale di coloro che si avvicinano con competenza semi-scientifica agli scaffali delle bottiglie è molto vicina allo zero! Ma la classe è acqua, miei cari lettori, ed è la protagonista principale dei nostri momenti perfetti, pianificati e organizzati con cura quasi maniacale, perché il percorso verso il bello inizia con gesti semplici (come aprire il mio post “La classe è acqua”), con momenti dedicati a noi (e anche qui vi aiuto con “Il momento perfetto”), imparando anche da chi ha già capito tutto nella vita (non perdetevi “Impariamo dagli uomini”).

Siamo stati 9 mesi nell’acqua (vale anche per l’ingegnere bionda!), giocavamo nell’acqua e nell’acqua respiravamo, con gli occhi aperti, lontani dai rumori, dagli odori e dai sapori di un mondo sempre più inquinato di cose inutili, nutriti dall’acqua, protetti dall’acqua…. Siamo fatti di acqua e nell’acqua troviamo le risposte, se solo sapessimo fare le domande….

E alla domanda “come ti vedi in un momento dedicato a te stessa?” Io rispondo “in un centro termale”. Continue reading “Acqua dentro…Acqua fuori…”

La classe E’ acqua

40 gradi e non sentirli… non sono un’invertebrata ma ho imparato a gestire il caldo con metodo (con il freddo ho ancora qualche problema…) desiderando che l’ectotermia (= dipendenza della temperatura corporea dall’ambiente esterno) diventasse uno strumento di benessere e non condizionasse il mio equilibrio o la mia ricerca del momento perfetto. Quindi, estraggo dalla mia shopping la mia fedelissima alleata “naturale” e la bevo immaginando l’ola delle mie cellule rigenerate. Perché sto bene se bevo la mia acqua scelta con doverosa cura scientifica? Perchè l’ho scelta con metodo! Rispondiamo al perché e cosa dobbiamo bere. Ho fatto un po’ di ricerche per voi cari lettori e lettrici e…. vi avverto: è un post più impegnativo e serio… ogni tanto succede anche all’ingegnere bionda…. Continue reading “La classe E’ acqua”

La valigia dell’Ingegnere bionda- Le categorie

Ospedale. Sala travaglio. Sono i momenti che più desideri nella vita essere un uomo. Ma la mela non l’ha mangiata pure Adamo? E la punizione? Farsi la barba tutta la vita? Manco la ceretta si fanno!!

Torniamo alle doglie. Chiedo all’infermiera di aprire la valigia con l’occorrente per la notte. Lei la apre, mi guarda e dice: “Lei è un ingegnere”. Non una domanda ma una certezza mista a stupore e divertimento nel vedere la mia espressione da urlo di doglia bloccato. Continue reading “La valigia dell’Ingegnere bionda- Le categorie”

Non sono ricca ma mi piace il bello…anzi il perfetto- PARTE II

E dopo New York….

Thanks Karen, thanks Red, thanks Codjzo….. però adesso fatevi tradurre il post perché swiccio (orribile!) all’italiano.

“Antigua per sempre” non è solo una scritta sulle tazze per turisti ma una filosofia di vita con due occhi (azzurri) un naso e una bocca che hanno incontrato altri due occhi (neri) un naso e una bocca e insieme hanno deciso di vivere su una barca a vela, massimo due… così mentre ne sto lucidando una magari l’aperitivo lo bevo sull’altra!

E’ bello sapere che non sto scherzando… Continue reading “Non sono ricca ma mi piace il bello…anzi il perfetto- PARTE II”

Non sono ricca ma mi piace il bello…anzi il perfetto PARTE I

Può sembrare un ossimoro, tipo quelli che dicono di “fare la guerra per la pace” o chi descrive una “lucida pazzia”, chi decanta il “dolce soffrire” o chi esalta una “bellezza mostruosa”,… insomma si tratta di inserire nella stessa frase due parole di significato opposto, come ingegnere bionda oppure non ricca e perfetto.

Ma non è così! L’ingegnere può essere anche bionda (ma ha imparato molto dagli uomini) e il perfetto è accessibile anche a chi è (solo!) ricca dentro…. Il segreto è sempre lo stesso: metodo! Anche per costruire il tuo momento perfetto.

Se ancora ti chiedi cosa sia il momento perfetto clicca qui. Se non hai ancora letto il mio metodo, clicca qui.

Sono appena tornata da una vacanza di 12 giorni con 2 tappe: New York e Antigua. (…‘na vitaccia!….) Continue reading “Non sono ricca ma mi piace il bello…anzi il perfetto PARTE I”

L’Ingegnere non vive, funziona.

Gli ingegneri hanno sostituito i carabinieri nelle barzellette e questo non ci fa ridere…. Ma…c’è sempre un ma… noi abbiamo dalla nostra parte un’arma che spietatamente colpisce il mediocre senso del puro qualunquismo. Ci alleniamo a mirare al cuore dell’ignoranza mascherata di nozionistico sapere, cerchiamo sempre di andare oltre l’apparenza e, rischiando spesso il linciaggio delle masse, proseguiamo imperterriti nella nostra infinita ricerca di risposte a domande anche inutili, per i più, intrise di incognite stimolanti e di soluzioni impossibili. Continue reading “L’Ingegnere non vive, funziona.”

Il momento perfetto

“Una giovane donna perde prematuramente la vita. Nei suoi effetti personali i familiari trovano un pacchetto incartato con cura con un biglietto: “Per i momenti speciali”. Nel pacchetto c’è un vestitino in seta, ancora con il cartellino.

Decidono di farglielo indossare nel suo ultimo viaggio su questa terra…” Continue reading “Il momento perfetto”

Impariamo dagli uomini

Vi descrivo una scena. Suona la sveglia alle 7.00, caffè preparato la sera prima per fare in fretta, camicia pronta, colazione mentre si scalda l’acqua della doccia, scarpe lucidate, chiavi della macchina, ventiquattrore, cellulari, via di corsa…

Stessa casa: mentre suona la sveglia, coperte sopra la testa per non sentire, colazione in pigiama sul divano dopo qualche ora, passeggiata in centro che rilassa… chi è lui e chi è lei? Vi posso dire che quella in pigiama sul divano non sono io! Lo so, una vita di eccessi, ma ho capito una cosa: dagli uomini si può davvero imparare tanto! Continue reading “Impariamo dagli uomini”

Ingegnere o bionda?

Sono nata donna (e questo è evidente) e sono cresciuta in un mondo di uomini.

Era un mondo di uomini quando mi sono iscritta a ingegneria, quando vivevo in collegio (ovviamente maschile), nella mia breve esperienza da modella (comandavano loro), quando ho iniziato a lavorare, quando ho cambiato lavoro e ancora e poi ancora. Circondata da uomini…. in un mondo che, privo della linfa vitale al femminile, mi è sembrato molte volte secco e rattrappito….Non dovrebbero essere ovunque! Ora sono anche in coda davanti a me dal mio parrucchiere, sono più di noi, comprano più creme di noi, hanno il chirurgo estetico personale, sono in cucina (perchè saper cucinare è fashion) e quando hanno fatto tutto quello che la loro categoria maschile gli permette di fare, trovano il coraggio di trasformarsi in donne (loro possono, dato che è più facile togliere che mettere…) e sono più bravi di noi, anche su un tacco 12… Io da loro ho imparato tanto e di questo ne riparleremo.

Ma l’ingegnere è una categoria a parte.

Nell’immaginario collettivo l’ingegnere non spera di “avere dei voti scritti sul libretto” ma si augura “che la derivata del libretto rispetto agli esami non sia nulla” (letto in un blog di ingegneri). Per lui/lei il tramonto è il risultato di una rifrazione e l’arcobaleno? la scomposizione della luce. L’ingegnere ti spiega ogni fenomeno naturale e paranormale, indossa un maglioncino del mercatino vicino l’università, ha nel DNA una piccola ventiquattrore, il suo biberon è a forma di penna per prendere appunti e la prima lettera che impara è X… la seconda Y.

Sono decisamente nata ingegnere con la non trascurabile variante di essere bionda.

Questo vuol dire che la mia ventiquattrore è di Louis Vuitton, la mia penna Montblanc e indosso un tailleur di Armani, ovviamente con Louboutin tacco 12.

Continue reading “Ingegnere o bionda?”